Smart working & Business Center: la flessibilità ai tempi del Covid 19

Uno dei tanti neologismi entrati a far parte del nostro quotidiano è lo smart working, comunemente inteso come il “lavoro da casa”. Forse per assonanza, ma non solo, la parola rimanda quasi automaticamente ad un altro termine ormai sempre più diffuso, quello del “coworking”, sul quale approfitto per spendere due parole.

La mia attività, infatti, mi porta a scontrami con l’uso improprio di questo termine, per lo più scambiato col “day office” o comunque con la possibilità di utilizzare un “business center” per la sede legale o semplicemente operativa della propria attività economica. In effetti, per quest’ultima scelta non esiste ancora una terminologia analogamente diffusa che ne esprima il concetto in una sola parola, ad eccezione del generico Temporary Office, sicuramente meno diffuso e che, invero, non regala al lettore una immediata corretta comprensione del servizio reso.

In ogni modo, provo a sintetizzare la differenza tra le due realtà:

  • il coworking si riconduce alla condivisione di un ufficio, all’interno del quale si troveranno a lavorare più persone estranee (un numero imprecisato e dipendente solo dalla capienza del locale adibito allo scopo). Le postazioni di lavoro saranno dotate almeno dei servizi essenziali per lavorare, come un collegamento internet. Per lo più si tratta di usi saltuari e di breve durata;

 

  • il Temporary Office, ovvero l’uso di un ufficio all’interno di un Business Center,prevede la possibilità di lavorare in un ufficio ad uso esclusivo che, tuttavia, si trova all’interno di una struttura deputata a garantire l’efficienza e la funzionalità di arredi, attrezzature e servizi a più utenti, sfruttando in tal modo le sinergie connesse all’uso condiviso di spazi e servizi comuni, che in tal modo diventano più performanti e contemporaneamente meno onerosi. A dispetto tuttavia di ciò a cui la parola rimanda, non si tratta necessariamente di una scelta temporanea, bensì solo di una scelta flessibile che consente di essere modificata nel tempo in funzione delle proprie esigenze. Un ufficio presso un business center può essere dunque utilizzato per qualche ora o per sempre, non comportando, di per sé, alcun inconveniente, semmai il contrario.

È proprio l’attività dei Business Center che in effetti ci riporta al tema iniziale e cioè lo smart working.

Lo smart working, oggi adottato su larga scala a causa del famigerato Covid 19 che ci impone severe regole già note a tutti, sta in effetti modificando non solo le modalità di lavoro, ma anche la percezione, la produttività e l’economicità dello stesso. Difficile è stabilire se l’insieme di tutte queste variabili, che certamente hanno segni e direzioni non sempre concordi e soprattutto non facilmente generalizzabili, se non per ristrette categorie di persone, possano portare a definire lo smart working sempre e comunque un “buon affare” per le aziende che, più o meno di buon grado, lo stanno adottando.

Di sicuro i numeri ci riportano una realtà profondamente cambiata nel giro di pochi mesi: nel 2021, secondo lo studio dell’Osservatorio The World After Lockdown, che fotografa l’impatto del lockdown sulle vite degli italiani, almeno 4 milioni di lavoratori in Italia lavoreranno in smart working, erano 570mila nel 2019.

Inquadrare questo scenario non è cosa semplice, e affidarci ad un’unica risposta non è certamente la strada da consigliare. Il compito che ci troviamo di fronte è molto sfidante, si tratta infatti di riprogettare il nuovo modo di lavorare degli italiani e non solo!

Affermare, semplicisticamente, che lavorare da casa è bello e rende tutti felici e contenti rischia pertanto di essere una semplificazione: lavorare da casa è una opzione che indubbiamente ha, e avrà anche in futuro come ho già riportato, un ruolo importante, ma non può ricomprendere tutte le esigenze e le svariate tipicità del mondo del lavoro.

Dalla mia esperienza diretta di amministratore di un Business Center, aperto a Palermo nel lontano 1997 osservo e registro il fenomeno da più angolazioni e posso testimoniarne l’eterogeneità e la complessità che oggi, più di ieri, si estrinsecano in richieste, da parte dei lavoratori e lasciatemi dire anche di quella parte “illuminata” di imprenditori, di maggior flessibilità che impongono più risposte e tutte strutturate.

Oggi, in piena Quarta rivoluzione industriale, i nuovi modelli di business “spingono” infatti l’imprenditore ad implementare organizzazioni agili. Servono dunque più soluzioni e, in un contesto dominato dall’incertezza dettata da accelerazioni mai registrate prima, al coworking ne vanno affiancate altre e tra queste anche il Business Center.

Il Business Center permette infatti di sostituire costi fissi a rientri pluriennali con costi variabili che aiutano la redditività anche nel breve, senza, invero, rischiare di incorrere nella inefficienza di alcune categorie di lavoratori (neanche tanto poco numerose) per le quali lo smart working rischia di diventare a lungo andare fonte di stress e frustrazione.

Qual è la risposta giusta? Smart working, coworking, business center? Rientro in ufficio a timbrare ogni giorno il badge? Difficile da dire, personalmente penso che si andrà sempre più speditamente verso soluzioni customizzate sulle diverse esigenze delle aziende che sperimenteranno una soluzione o un mix di queste fino a trovare gli assetti organizzativi a loro congeniali, per poi ricominciare sollecitate dai cambiamenti imposti dalla velocità del nostro Tempo!

Di una cosa però sono sicura: non sarà il modello organizzativo a guidare la trasformazione ma le persone, le loro esigenze, i loro interessi … Pier Luigi Celli, uno che di management se ne intende, recentemente in un’intervista ha detto: “… siamo di fronte a una rivoluzione culturale ed economica che necessita di essere governata con intelligenza e flessibilità … C’è bisogno di capi illuminati che smettano di controllare ossessivamente il lavoratore e che si fidino finalmente di lui. In questo modo, il dipendente sarà più sereno, meno stressato, renderà di più anche lontano dall’occhio vigile del capo e l’azienda ne guadagnerà. Sono sempre le persone che fanno la differenza”

 

Roberta Gagliani

Amministratore Centro Direzionale